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dispositivo a carattere permanente per l’alloggiamento delle truppe.
l’insieme di un telaio appositamente congegnato per sostenere artiglierie. A seconda del loro impiego, sono mobili o fissi; si distinguono in: d’assedio (mobili), di difesa, da piazza, da costa, da campagna, da montagna.
opera di fortificazione, a quattro lati, posta davanti alle facce dei bastioni o dei rivellini. Esistevano: grandi e piccoli.
zona dietro un ostacolo defilata a qualsiasi proiettile.
opera leggera, costruita con i più vasi materiali (muro, abbattute, terra) e mezzi, come primo ostacolo davanti alla linea di difesa.
fosso antistante il fossato principale, per raddoppiare l’efficacia difensiva.
accorgimento escogitato per difendere ulteriormente la porta del castello o della città.
feritoia (v.) che consentiva il tiro con l’archibugio.
da «arco» e «buso» = «arcobucato»; fu la prima artiglieria di piccolo calibro. Dapprima fuso in bronzo, poi in ferro, l’a. venne usato come arma per la difesa ravvicinata, fin tanto che fu resa portatile. Vi furono: a corda, fucile, a fuoco, a ruota, a braccia, da muro, da porta e rigato, a seconda del sistema di sparo o del suo impiego.
comprende le armi da fuoco non portatili che lanciano proiettili di varia dimensione a notevole distanza con particolari traiettorie. Le artiglierie si suddividono a seconda del calibro (= diametro in mm della bocca da fuoco) in: piccolo (fino a 100 mm), medio (fino a 210 mm), grosso (oltre 210 mm): Rispetto alla lunghezza dell’«anima», misurata in calibri, in: mortai (inferiore a 12 calibri), obici (da 12 a 23 calibri), cannoni (oltre 23 calibri). La lunghezza dell’anima caratterizza anche il tiro (v.) che, rispettivamente, è molto curvo, curvo o teso: Dall’insieme di queste caratteristiche dipende il diverso impiego (offensivo o difensivo) delle varie armi.
particolare struttura difensiva in muratura, che seguì alle torri angolari col progredire delle armi da fuoco e delle artiglierie. Di solito si fa coincidere col bastione (v.), ma questo si distingueva in quanto apprestamento in terra.
costruzione avanzata, spesso staccata dalle mura, destinata a difendere le basi o, più particolarmente, varchi e porte della cinta muraria.
massiccio terrapieno su cui venivano installati pezzi di artiglieria, allo scoperto, adibiti, in particolare, al tiro fiancheggiante. Il nome derivò dal fatto che la fiammata delle artiglierie «faceva la barba» allo spalto antistante.
apprestamento difensivo adottato in conseguenza dell’impiego delle artiglierie, per rafforzare il punto d’incontro di due cortine e, al tempo stesso, per consentire una più efficace difesa fiancheggiante. Di norma era costituito da un vasto terrapieno rivestito di muro, a pianta pentagonale (due facce, due fianchi e una gola), in asse con la bisettrice dell’angolo formato da due cortine adiacenti e angolate.
insieme organico di più pezzi di artiglieria.
grossa palla di ferro incavata e piena di fuochi artificiali, che si usano negli assedi di piazze per distruggerne le fortificazioni interne. La bomba aveva un foro (occhio) per il quale si introduceva la carica che poi si turava con una spoletta a cui si dava fuoco.
macchina con cui, prima della invenzione delle armi da fuoco, si scagliavano pietre, saette e fuochi. Dopo l’invenzione delle armi da fuoco divenne nome generico di ogni artiglieria.
prima significò vano delle mura per cui venivano lanciati i proiettili delle bombarde (v.); poi indicò la feritoia per i cannoni e fu il nome primitivo della cannoniera (v.).
personale esperto nel caricare e scaricare le artiglierie. Per estensione anche specializzato nella realizzazione di armi da fuoco e fortificazioni.
apertura praticata con le armi nelle mura di una fortezza o di una cinta muraria.
diametro di una bocca da fuoco, per solito espresso in mm. V. artigieria.
la parte aggiunta all’esterno dei terrapieni per attutire la potenza d’urto e di penetrazione dei proiettili.
zona fortificata in cui stazionavano reparti permanenti.
zona difesa con fortificazioni permanenti collegate fra loro in maniera che i difensori potevano passare, al coperto, dall’una all’altra, servendosi di trincee o camminamenti coperti e comunque difesi.
pezzo di artiglieria che si distingue dagli altri per il suo tiro teso, nonché per la lunghezza della sua «anima»: in genere oltre 23 calibri. Perciò i suoi proiettili hanno notevole efficacia di penetrazione. Per la prima volta il c. si trova citato in un documento dell’l 1febbraio 1326 del Comune di Firenze.
feritoia ricavata in casamatta o in barbetta, angolata e con forti spessori, per consentire un valido impiego e difesa dell’artiglieria. Quasi sempre la «tromba» della feritoia aveva un doppio sguancio (interno ed esterno) con arrotondamenti antischeggia nei merloni laterali. La porzione di parapetto anteriore che ne limitava il piano si chiamava «ginocchiera» perché costituiva un valido riparo per le ginocchia dei cannonieri.
apprestamento difensivo coperto, ricavato dietro e dentro le mura, specifico per la difesa radente, con larghe feritoie orizzontali, in maniera da consentire un largo settore di tiro o un tiro a sezione prestabilita.
macchina da guerra che veniva innalzata lungo le mura per lanciare dardi all’interno del castello o piazza assediata. Qualsiasi opera fortificata che risulti più elevata di un’altra facente parte dello stesso complesso; più restrittivamente, il tipo di simili opere che nei primi tempi dell’architettura bastionata si realizzavano sull’asse dei bastioni o delle cortine nell’intento di «comandare», con il loro fuoco, gli stessi bastioni o cortine. Vennero gradualmente abbandonati man mano che la loro sagoma troppo sporgente li rendeva più pericolosi di quanto la loro posizione dominante non li rendesse utili.
piccola fortificazione nella città, per sedare eventuali tumulti o insurrezioni. Di solito fu munita di bastioni.
artiglieria più lunga e grossa e di maggiore portata dei cannoni ordinari; lanciava palle pesanti fino a 12 libbre. Ne esistevano vari modelli, i più consueti erano: la c. bastarda (più piccola) e la c. straordinaria (più potente, che aveva una lunghezza dell’anima da 32 a 41 calibri).
muro con cui si rafforzava la base di una fortificazione per meglio sostenere la spinta del terrapieno e, al tempo stesso per rendere il tutto più resistente ai colpi di artiglieria.
opera sotterranea, realizzata dai genieri di una fortezza assediata per controbattere le opere di mina del nemico. Può esservi ricavata una camera di scoppio il cui brillamento provoca la rovina della mina nemica.
muro che chiudeva il fosso dalla parte della campagna, cioè dal lato opposto alla scarpatura delle mura.
obbligo di prestare opera gratuita o retribuita alla costruzione di mura e fortezze. Tale imposizione riguardava oltre che i cittadini, anche le comunità soggette.
accorgimento per cui un luogo o un punto si rende non visibile e non colpibile mediante un opportuno riparo.
parte costitutiva del bastione
artiglierie del XVI secolo che si differenziavano per potenza. Il primo lanciava palle di ferro di 6-9 libre, il secondo palle di 3-4 libre. Il falcone si chiamava anche mezzo sagro.
quantità di fascine ammassate alla rinfusa o legate a fasci che venivano usate per fare ripari (trincee) o per riempire fossati.
fessura ricavata nelle mura per poter bersagliare gli assalitori senza esporsi. A seconda del suo specifico impiego si chiamava: arciera; balestriera e archibugiera; ma esistevano anche feritoie composite che consentivano l’impiego di due o tre diverse armi.
tiro effettuato lungo il filo esterno delle mura in maniera da colpire di fianco chiunque avesse tentato di assalire la struttura fortificata, con risultati più efficaci del tiro frontale. Segnò una evoluzione nei sistemi difensivi.
parte costitutiva del bastione.
canale scavato intorno a un castello o ad una fortificazione, tra la scarpa e la controscarpa, per accrescerne le possibilità difensive. È evidente come esso fosse possibile per fortificazioni in pianura: nel caso, si provvedeva a deviare il corso di un fiume. Poteva aversi: aperto, visibile, o allungato, o asciutto, o a secco, o allagabile o a manovra d’acqua; e anche cieco, coperto da canne o fascine, a guisa di trabocchetto.
sistema difensivo basato sulla bastionatura di città.
arma da fuoco portatile, a canna lunga, che divenne di adozione universale.
trincea speditiva fatta con gabbioni (più tardi con sacchetti) pieni di terra o di pietrame.
cilindro senza fondo, di giunchi o di rete metallica, che, riempito di terra o pietrame, veniva utilizzato per fare trincee o spalti o gabbionate.
condotto sotterraneo o coperto, per collocare mine o per rilevare gallerie fatte dal nemico, o per consentire un sicuro e segreto trasferimento da un settore ad un altro del fronte difensivo. La galleria fu elemento architettonico consueto nei castelli e nelle fortificazioni, per gli ingressi, i camminamenti, gli accessi alle balestriere o alle arciere, per assicurare comunque l’afflusso di armati nei punti cruciale della difesa.
distanza raggiungibile da un proiettile comunque lanciato: a mano, da un mezzo meccanico o da un’arma da fuoco.
passo per il quale si accedeva al bastione o alla torre del complesso difensivo. Per questo motivo la g. era per lo più aperta, cioè vuota, appunto per consentire un facile passaggio di uomini e di materiali.
particolare proiettile che veniva lanciato a mano o con l’artiglieria per recare danno alle persone o infrangere strutture leggere all’interno del castello o delle fortificazioni.
v. camicia.
usato soprattutto nella locuzione fuoco d’infilata indica il fuoco diretto lungo una linea di muro in modo da radere il muro stesso, colpendo sul fianco il nemico che si sta avvicinando.
punto debole del castello e di ogni opera fortificata: quello per il quale, in ogni tempo, sono stati studiati e realizzati particolari accorgimenti architettonici e militari per garantirne la migliore impenetrabilità e difesa.
allineamento delle fortificazioni erette a difesa di un fronte; oppure, in antico, criterio adottato per la realizzazione di un sistema difensivo.
apprestamento difensivo lineare, proprio della guerra di posizione; ma può essere anche un apprestamento speditivo.
opera addizionale del sistema difensivo bastionato: si inseriva come seconda controguardia al di là dello spalto, spesso con un raddoppio di strada coperta. Serviva come avamposto o per incrementare l’azione di fiancheggiamento degli assediati.
parapetto fra due troniere o cannoniere. Si distingueva dal merlo per il suo spessore e per essere stondato onde non consentire un facile impatto ai proiettili di artiglierie avversarie. Era detto anche dado e melone.
nel sec. XV consisteva in un rivelino a pianta semicircolare. Nel XVI secolo un rivellino a pianta triangolare verso il nemico, semicircolare verso l’interno; poi finì per indicare un rivellino (triangolare o meno) anteposto alla cortina nel sistema bastionato.
corda fatta di stoppa e di vecchie corde battute che si faceva bollire in acqua con zolfo e nitro polverizzati, per cui prendeva fuoco facilmente e lo manteneva. Con questa corda si dava fuoco alle mine e alle artiglierie.
squarcio che si fa nel suolo o nella pietra mediante l’abile uso della polvere da fuoco. Se ne è fatto largo impiego nell’attacco e nella difesa dei castelli, mediante l’apertura di gallerie e cunicoli, con i quali si tentava di evitare l’ostacolo opposto alle difese, mentre dagli assediati veniva svolta un’azione di contromina, con ricerca sotterranea per prevenire ogni disastroso impiego delle mine. Si utilizzavano, per questo, gallerie d’ascolto e talora anche gli assediati ricorrevano a m. di difesa o contromina, fatta esplodere sotto la mina avversaria.
arma da fuoco e artiglieria caratterizzata da un tiro curvo, particolarmente idoneo per battere obiettivi dietro ostacoli.
arma da fuoco portatile con canna più corta del fucile.
terrapieno aggiunto all’esterno del bastione per coprire meglio il fianco. Smusso arrotondato dell’angolo tra fianco e faccia del bastione. Serviva a coprire le cannoniere del fianco che risultava, in questo caso, «ritirato».
inizialmente di pietra, poi di ferro, si caratterizzava per il peso, di solito indicato in libbre. Si distingueva a seconda dell’uso e per particolari caratteri costruttivi in: p. a fuoco, fasciata,, fumifera, incendiaria, luminosa, messaggera, rovente o arroventata, sciolta, vuota,, a due teste, incatenata, ramata, medicata.
congegno da fuoco di particolare impiego, in quanto destinato a provocare danni limitati.
in gergo militare è termine generico per indicare luogo fortificato.
terrapieno su cui veniva messa in postazione un’arma particolarmente pesante (artiglieria).
arma da fuoco individuale corta e leggera. Pare che il suo nome derivi dalla città di Pistoia, dove sarebbe stata inventata.
polvere di cui si sfrutta la fulminea capacità di espansione nelle mine o nelle anni da fuoco. Anticamente era composta da una mistura di salnitro, carbone e zolfo. Si distingueva in p. da guerra per le armi, da mina e da cacce. Esisteva anche la polvere bianca, cotta, fulminante e guasta.
ponte mobile ideato per garantire maggiore sicurezza all’accesso del castello o di una fortificazione. Incernierato, veniva sollevato con un sistema di travi, detti bolzoni, fino a costituire un portale a chiusura ermetica. Vari i sistemi per sollevare il ponte levatoio: a stadera, autobilanciato, costante, ad abbattuta, ponte doppio, a congegno multiplo, a doppia sicurezza.
v. ingresso.
v. gittata.
l’insieme dei soldati posti a guardia o a difesa di un luogo fortificato o meno.
torre sporgente dal filo delle mura. Per lo più era pentagonale e segnò opera di transizione tra la torre e il baluardo. Nel XV secolo ebbe già i caratteri del bastione.
tiro teso effettuato, per quanto possibile, a livello del piano terra.
robusta opera fortificata, addizionale, avanzata, foggiata a V o a rettangolo o a semicerchio, anteposta a una porta. Aveva fossato proprio ed era utilizzato anche per il tiro fiancheggiante. Sovente era collegato alla tenaglia o alla cortina retrostante con una galleria. Alcuni, quelli medievali soprattutto, hanno forme quadrate, rettangolari o tonde. E spesso dotato di proprio fossato difensivo, collegato a quello principale.
era una superficie murata con cui si coprivano le facce esterne delle fortificazioni, per attenuare la forza di penetrazione dei proiettili avversari.
linea difensiva che si spinge ad angolo verso il nemico. Il bastione, a punta, ha un «saliente» lungo la propria linea capitale.
combinazione di acido nitrico e potassio: era il principale ingrediente della polvere da sparo.
parete del fossato lungo la cinta muraria o aggiunta di muro inclinata alla base delle mura, per irrobustirle ed annullare gli angoli morti antistanti, per impedire l’avvicinarsi di torri mobili e il pericolo di mine.
terrapieno inclinato verso il nemico, a protezione di una strada coperta di controscarpa, intervallato da piazze d’armi e foggiato a dente di sega per impedire i tiri d’infilata. Era anche munito di scale aperte e sotterranee per consentire sortite. Si ebbero fortificazioni con doppio spalto.
opera difensiva costituita da facce che formano un angolo convesso. Nel fronte bastionato consisteva in un antemurale basso, col compito di incrementare la difesa del fossato. La t. poteva essere semplice, composta, doppia, spezzata.
elevazione di terra battuta o incamiciata sulla quale venivano messe in postazioni armi pesanti (artiglierie). Poteva avere due piani: la parte bassa, più riparata, serviva per riservetta e per agevolare i collegamenti.
atto con cui, a mano o con un congegno meccanico (arma da fuoco), viene lanciato un proiettile. A seconda della traiettoria si ha t. teso e corto, lungo e anche di striscio e di rimbalzo.
grossa e alta torre, innalzata a difesa di un ingresso o come torre angolare. Talvolta con questo termine si indicò il mastio.
batteria nascosta in barbetta o appena esposta in maniera che non fosse visibile per chiunque assaliva le difese. Il termine era usato anche per le artiglierie predisposte al tiro di fiancheggiamento, in grado di battere su chiunque si fosse avvicinato alla faccia del baluardo o al fossato.
la più semplice e talvolta l’unico apprestamento difensivo, consistente in una fossa munita di embrionale parapetto o di un muraglione costituito da sacchetti, fascine, gabbioni. Un tempo costituiva la linea di approccio, avanti a più solide difese, nelle quali poi riparavano i difensori. Aveva tracciato non rettilineo, per impedire tiri d’infilata, e sovente si ramificava in camminamenti. Dal prevalente uso di questo pur embrionale sistema di difesa, ha preso nome la «guerra in trincea», come sinonimo di guerra di posizione.
speroni rocciosi; ma il nome ha finito per essere usato genericamente per castelli o rocche costruiti sulle verruche.
raddoppio del basamento delle mura, per impedire l’avvicinamento alle macchine d’assedio. Era in muratura o in terrapieno.
accorgimento murario per impedire che le macchine di assedio si avvicinassero alle mura di cinta.
Il presente glossario rappresenta una sintesi della più ampia Nomenclatura castellana, in Istituto Nazionale dei Castelli, Le parole del Castello a cura di D. Taddei , Sesto Fiorentino, Casa Editrice PLAN, 2004, pp. 79-95.
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