Domenica, 14 Aprile

Per andare alla stazione attraversando la città, devo necessariamente passare da porta S.ta Anna. Il famoso “buco” che, a suo tempo, suscitò tante polemiche fra i lucchesi.
Domenica 14 aprile, dunque, ancora prima di entrare nel passaggio, ho notato con angoscia due figure femminili sedute proprio sul limite della spalletta dell’orecchione del baluardo San Donato. Avendo con me la macchina fotografica, non ho potuto fare a meno di fissare l’immagine. Dopodiché, visto il bellissimo pomeriggio, ho deciso di salire sulle mura dalla rampa accanto alla ex Manifattura tabacchi e di allungare un po’ la strada percorrendo la passeggiata che gira attorno al monumento di Alfredo Catalani situato sul baluardo San Paolino. Anche qui ho trovato persone, soprattutto giovani, pericolosamente sdraiate sul margine erboso esterno delle mura. Certamente la prima domenica di sole, dopo tanta pioggia, invita ad uscire e passeggiare. La primavera insinua inoltre quella dolce voglia di tenerezza che lo scenario delle mura, appena appena inverdite, contribuisce a rendere più urgente.
Per fortuna ci sono anche coppie che prendono il sole e conversano in situazioni meno pericolose mi sono detta guardando il prato fuori porta San Pietro. In mezzo alla verde distesa che profumava ancora di erba tagliata erano, infatti, seduti due giovani che sembravano il simbolo stesso della pace domenicale. La mia consolazione è durata poco perché guardando oltre, verso il baluardo San Colombano, ho scorto una situazione davvero critica con un numero di persone molto consistente seduto o sdraiato nell’erba più alta della spalletta esterna. A chiudere il mio stato di perplessità antropologica sono intervenute anche le FF.SS. che, all’ultimo momento, hanno soppresso il treno che avrebbe dovuto condurmi a Firenze.
Non ho qui intenzione di fare polemiche o presentare orridi dati statistici dei morti caduti dalle mura negli ultimi 10 anni anche se mi ricordo con particolare tristezza la perdita di alcune giovani vite.
Mi permetto solo di sottolineare che il problema della sicurezza delle mura deve essere sempre presente a noi tutti e che occorre trovare soluzioni definitive ma non invasive per risolvere la questione una volta per sempre. Non sono sufficienti cartelli o transenne provvisorie per allontanare il pericolo. Né è possibile pensare di giungere a soluzioni drastiche come quelle adottate per il Forte Belvedere di Firenze restato, dopo la morte di una ragazza, chiuso per circa 10 anni.
Insomma, bisogna fare di più perché uno splendido pomeriggio di sole non si trasformi in un momento di tragedia.

Carla Sodini

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